***NON ci sono SPOILER***
Eccoci
alla quarta puntata nel nostro blog dedicato ai libri. Come potete leggere dal
titolo stasera mi dedicherò ad un libro che ho appena finito di leggere.
Tengo particolarmente a questo libro perché è stato un regalo per il mio
compleanno da parte di un'amica molto speciale. Per questo motivo avevo
"fretta" di leggerlo e volevo terminarlo a tutti i costi. La
scrittrice penso sia un nome noto ai più: Margaret Mazzantini. Per chi non lo
sapesse è il suo primo libro, pubblicato nel 1994.
Non
sapevo da dove cominciare con la Mazzantini e poi la mia amica ha scelto per
me. Perché non cominciare dall'inizio quindi?
Premetto
che non ho letto altro della scrittrice e spero di aver presto la possibilità
di leggere altri suoi libri.
Margaret
Mazzantini è nata a Dublino ma all'età di 3 anni si trasferisce a Tivoli
(vicino Roma) con la famiglia (il padre era italiano). Si diploma all'Accademia
Nazionale di Arte Drammatica ed esordisce come attrice. Nel 1994 fu pubblicato
il suo primo libro (il catino di zinco appunto) con cui vinse il premio Opera
Prima Rapallo - Carige e il premio Campiello. Forse uno dei suoi libri più
famosi e letti è Venuto al mondo, pubblicato nel 2008, vincitore del premio
Campiello nel 2009. E' la moglie di Sergio Castellitto ed ha ben 4 figli.
Il
catino di zinco si apre con una giovane ragazza che assiste al funerale della
nonna. L'introduzione è molto triste e malinconica (non fa mai piacere perdere
un parente). Inizia a questo punto un enorme flashback che dura tutto il libro.
La nipotina, pian piano ripercorre tutte le fasi della vita della nonna fino al
punto di non ritorno e al motivo per cui la bambina assiste al funerale.
Curioso è la scelta del titolo: il catino di zinco è citato 2-3 volte
all'interno del libro stesso e non sembra avere un vero e proprio nesso con
tutta la vicenda narrata. Ciò che più mi ha colpito è il linguaggio utilizzato
dalla Mazzantini: è riuscita ad incastrare bene il linguaggio forbito da
scrittrice con quello basso e "popolare" (nel senso buono del
termine) tipico delle nonne, con tutte gli annessi e i connessi (parolacce,
dialettismi, ecc...). Ho davanti a me in questo momento una pagina posta più o
meno alla fine del libro in cui c'è un lungo discorso della nonna che parla con
la nipote e con la figlia ed è sintatticamente ricostruito in modo tale da
riproporre proprio il parlare continuo e logorroico senza freni. E' stato
definito uno dei libri poco riusciti della Mazzantini. Purtroppo io non ho
ancora termini di paragoni poiché è il primo che leggo della scrittrice e non
so realmente come possano essere gli altri libri. Ha uno stile molto scorrevole
e piacevole da leggere anche se la trama forse non è delle migliori (in alcuni
punti mi sono persa e sono dovuta tornare indietro, ma forse ero io ad essere
un po' troppo distratta). Mi sono piaciuti molto i vari aneddoti raccontati
dalla nonna che mettevano allegria. Mi sono rivista molto nella protagonista,
nella nipotina che cerca di ricostruire la storia della sua nonna. A volte
anch'io cerco di fare lo stesso. Sarà che per me è ancora una ferita non del
tutto rimarginata. Ma torniamo al libro. Nel complesso è un libro breve, di
circa 130 pagine. Su Anobi le ho dato 3(1/2)/5. Spero di leggere presto un
altro libro di questa scrittrice. Voi quali titoli mi consigliereste?
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